DEAK PEACH

 

 

 

di Francesco Dignatici


Fonte: La luna nuova - Aprile 2011, num. 36

Articolo originale (PDF)


Rock etrusco e fiori di eternit

 

Due anni di attività, nessuna apparizione pubblica e tre album di composizioni totalmente originali bastano per inquadrare i Deak Peach (leggi Dic Pich) come il caso più singolare della scena rock palaganese. E' il 1998: l'ex batterista della Benza Band ed un quattordicenne compagno di idiozie cominciano ad abbozzare improbabili versi nel corso di un viaggio spirituale sull'Appennino reggiano. Una sera, di getto, partoriscono Canto popolare, sacrilego motivetto folk che ebbe subito un grande appeal su un già nutrito gruppo di sostenitori del duo cantautorale. "Mono" Tagliazucchi e "Jattaman" Dignatici gettano così le basi per un primo album in studio. "La cosa prese poi un'altra direzione" ricorda Jattaman "Mono" abbandonò il progetto, complice la sua dipendenza dalla cucina piccante. L'incombenza di terminare il lavoro toccò a me ed a due nuovi sorprendenti talenti: Ted Fratti e Bunny Caliceti". Il frutto del loro sforzo è l'album omonimo Deak Peach (1999), esperimento neo-psichedelico ai confini della salute mentale. Ted racconta l'esperienza: "I pezzi venivano catturati in presa diretta su bobina tramite improvvisazioni totalmente libere. Non erano canzoni, ma esperienze di arte d'avanguardia. Il disco è come lo avevamo immaginato: è inascoltabile". L'epico singolo Etruschi, canto di guerra di una popolazione scomparsa, è ciò che questo disco consegnerà alla leggenda rock insieme a Canto Popolare. L'album, definito "maestoso" e "insopportabile" da parte della stampa specializzata e che sembrava condurre l'ascoltatore a stati di irrequietezza, nausea e lievi allucinazioni, non ebbe grande riscontro nel pubblico ma rimane una chicca per i fan più alternativi. E' il successivo, potentissimo Eternit (2000) che catapulta i Deak Peach verso l'affermazione artistica. Il caleidoscopio sonoro dell'insano trio prende forma attraverso canzoni più strutturate e variopinte: dalle melodie medievali di Caduta del Regno e Re Sole e i suoi minori, alle trame orientaleggianti di Magrebbino e Facce da culo, all'hard rock stile Black Sabbath di Monster. Sopravvive la sperimentazione: la title-track Eternit vede un motorino da 50cc come strumento musicale principale. Bunny racconta: "A quel tempo a tutti e tre mancava qualcosa nel cervello e dal disco si intuisce perfettamente". Particolare scalpore suscita Dedalus, poemetto eroicomico sulle gesta di un valoroso cavaliere morto di vergogna per problemi di incontinenza. Il singolo Ignis segna il ritorno di Mono nella band. "I ragazzi avevano appena terminato un disco monumentale" racconta lo stesso Mono nel 2005 "a quel punto ne volevamo uno indimenticabile". Nella primavera del 2000 cominciano le session per Anche i fiori hanno un'anima (2000), album impregnato di spiritualità già dalle prime note e di una ritrovata pace interiore. "Testimoni di Geova fu scritto nell'anno in cui alcuni Testimoni di Geova avevano detto che il "mondo sarebbe finito" ha dichiarato "Blu" Braglia, l'ultimo acquisto della band. Fu il nostro modo di dire qualcosa sulla faccenda. Il video comincia raffigurando un immaginario derby Sampdoria-Geova. E' il nostro più grande successo". Pino è il capitolo più drammatico del disco ("Pino, mi han detto che ti buchi / hai gli aghi impiantati nei bracci"), con la voce di Mono ai massimi livelli interpretativi. Dalla beffarda Tintarella di Donato, si scivola nella struggente psichedelìa di Anche i fiori hanno un'anima, il pezzo che dà il nome all'album, per poi sballarsi negli otto minuti di bordate strumentali di Ho vinto Sanremo Giovani e adesso faccio il benzinaio. "Per quel brano utilizzai un organo blues appartenuto a White Sister Mary [Suor Bianca Maria, n.d.a.]" precisa Ted, terminate le registrazioni. Pochi mesi dopo l'uscita di quel disco epocale i Deak Peach si eclissano nello stesso oscuro modo con cui la formazione era venuta alla luce.

Qualcuno vocifera su una reunion e sul fatto che la band stia lavorando su un album metal dal titolo Segnali dal Futuro. Rimaniamo in trepidante attesa di aggiornamenti.

 

Generi: Folk, Psichedelìa, Casino & Bordello, Frastuono & Fastidio, Rock Avanguardistico, Punk Rock, Hard Rock, Poemetto Provenzale Eroicomico Musicato, Musica Orientale, Musica Medievale

Periodo di attività: 1998-2000

Formazione: Vittorio "Mono" Tagliazucchi, Francesco "Jattaman" Dignatici, Daniele "Ted" Fratti, Fabio "Bunny" Caliceti, Tiziano "Blu" Braglia

(tutti i componenti con ruoli di compositori e strumentisti polivalenti)

Chi ci ricordano: nessuno prima e nessuno dopo di loro