SMARTIES

 

 

 

di Francesco Dignatici


Fonte: La luna nuova - Dicembre 2010, num. 35

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Peccato che durarono così poco

Invece di procedere dall’inizio potremmo cominciare da un episodio dei giorni nostri. Dicembre 2008, Casa Papa Giovanni in Palagano: quando Ranucci e soci irrompono sul palco del Rock for Paraguay (l’evento live di beneficenza che ha riunito tutte le formazioni rock palaganesi) la struttura del palazzetto sembrava non reggere il tripudio di ottomila fans (controllare l’ultimo dato prima della pubblicazione) in delirio dopo l’attacco de La solita menata il più grande successo della band. Quella serata servì a tutti i presenti per ricordare l’importanza storica e lo spessore artistico di questa band. "E dire che stavamo quasi per dimenticarci di loro" fu un commento della rivista Rolling Stone sull’evento; e ancora: "Ranucci con quel cappello e la chitarra a tracolla sembrava Bono negli anni ‘80". Peccato solo durarono così poco. Peccato davvero. Tre anni in cui hanno lasciato tanto. E quando tutto ebbe inizio loro c’erano. Scossa e Smarties, rispettivamente Maggioranza ed Opposizione all’ interno del neo-costituito Parlamento Rock palaganese. "A noi non importava essere i più seguiti" spiegò in un’intervista Fabio Mattioli dopo lo scioglimento del gruppo "volevamo semplicemente essere i migliori". E di cartucce da sparare ne avevano tante. Premiati dall’incoscienza dovuta alla giovanissima età (quando esordirono, Mattioli, il più giovane, aveva sedici anni) il loro repertorio sembrò distaccarsi da subito dalla Scossa dai "larghi consensi". E via di Litfiba, primi U2, the Cult, R.E.M.fino ad arrivare (caso piuttosto raro fra le nostre band) a comporre musica propria ed originale.

Quest’ultima attitudine culminò nella pubblicazione del singolo La solita menata del 1996, un rock energico e divertente ma che celava un’ ironica disillusione sulle abitudini compulsive dei ventenni nel fine settimana. "Improvvisamente avevamo una hit", ricorda Ferrari, "e dire che noi scrivevamo solo di grappe alla pera, vodka alla banana e dopo tutti al Dama". Musicalmente parlando, era difficile rimanere indifferenti. Un batterista showman stile anni ’70 che intratteneva con Mattioli (di estrazione acid jazz) un complicato dialogo ritmico; celebri erano i movimenti rotatori di bacino del bassista, ubriacanti e completamente svincolati dal tempo della canzone; sull’altro lato del palco nient’altro che la chitarra più veloce ed ambita del West (nel senso di Comunita’ Montana Modena Ovest) Luca Dignatici, sicuramente il primo vero guitar hero della scena palaganese; a Ranucci, frontman dal temperamento oscuro e magnetico e dalla voce graffiante, non rimase che mettersi alla guida artistica di questo supergruppo. Un suono presente ma equilibrato, non sempre metabolizzabile con facilità dalla massa, ma originale e dinamico. Ci furono solo poche, acclamatissime esibizioni fino al ’98, l’ anno dello scioglimento definitivo, improvviso e, secondo qualcuno, apparentemente immotivato. Dallo shock di quella notizia, dodici anni dopo, non ci rimane che ricordarli con tanta nostalgia, magari canticchiando "ed è la solita menata / nella stanza blu / dove non vedi altri colori / quelli che non vuoi tu / che non ricordi più".

 

Generi: Rock, Pop Rock, Rock italiano.

Periodo di attività 1995-1998

Formazione: Davide Ranucci (chitarra e voce), Luca Dignatici (chitarra), Fabio Mattioli (basso), Alessandro Ferrari (batteria)

Chi ci ricordano: Litfiba, R.E.M.

Hanno detto di loro: "Negli anni ’90 'La solita menata' era puntualmente la colonna sonora delle mie sveltine." (Jack Nicholson, 2001). "Ghigo sti qui ci fan la pelle. Maremma impestata." (Piero Pelù, 1996)