la Luna nuova |
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Editoriali&Terza pagina
Raccolta degli editoriali e della rubrica "Senz'offesa" pubblicati sul periodico
la Luna nuova - Dicembre 1999 |
Editoriale |
di
Fabrizio Carponi
Eccoci finalmente giunti al tanto sospirato dicembre 1999. Chi, come me, era
poco più che bambino nei primi anni settanta, ricorderà quelle serie TV di
fantascienza ambientate alla fine di questo millennio, come ad esempio “Spazio
1999”. Ricordo che quando guardavo questi telefilm, mi sembrava così lontano nel
tempo e quasi irraggiungibile il fatidico 2000. Allo stesso tempo, però, cercavo
di immaginare come sarebbe stata la vita nel futuro e quali cambiamenti questo
nostro vecchio mondo avrebbe subito. Immaginavo, in parte forse condizionato da
quelle immagini e da quelle storie fantastiche, un mondo completamente diverso,
fatto di grandi evoluzioni tecnologiche che avrebbero reso possibili viaggi in
pianeti lontani per conoscere luoghi e creature nuove; ma anche caratterizzato
da una evoluzione nuova , interiore, che avrebbe portato l’umanità fuori da
quelle problematiche che avevano afflitto il mondo fino a quel momento. Speravo
nel mio cuore, quello ingenuo e leale di un bambino, che l’uomo avendo raggiunto
la capacità di volare, di andare sulla luna, che era stata fin dagli albori
dell’umanità una delle sue massime aspirazioni,
potesse in questo modo, staccarsi da quegli accanimenti, quegli orrori che
purtroppo avevano
contrassegnato i secoli del secondo millennio.
Speravo, cioè, che il fatto di elevarsi materialmente e di poter vedere
orizzonti lontani e mai conosciuti, portasse l’uomo ad elevarsi anche
intellettivamente perdendo così quelle negatività, e brutture tipicamente
terrene a cui la storia dell’umanità ci aveva purtroppo abituato.
Inconsapevolmente speravo in quella che solo molto più tardi avrei riconosciuto
come la nuova era, quella che l’astrologia identifica con l’era dell’acquario
(ma che fa molto più tendenza chiamare “New-Age”).
Purtroppo però, ora che, adulto, mi trovo alle soglie del duemila, mi sembra che
l’essere arrivati a questo tanto atteso “giro di boa” non abbia modificato
sostanzialmente la realtà che ci circonda e che il mondo in cui viviamo è molto
simile a quello che io, giovane sognatore degli anni settanta, volevo lasciarmi
alle spalle.
Se però non mi fermo ad una prima e superficiale visione di quello che mi accade
intorno, riesco, anche se a fatica, a scorgere qualcosa di nuovo e positivo in
questa società di fine millennio. Quest'aria nuova la si “respira” soprattutto
se si presta attenzione a quelle discipline che da sempre sono lo specchio e
allo stesso tempo l'avanguardia di ogni società umana: la letteratura e la
musica. Esaminando queste, mi accorgo che almeno una parte dell’umanità è alla
ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa che va oltre le solite umane
aspirazioni (denaro, lavoro, carriera, successo); qualcosa che appartiene ad un
livello superiore, quello che gli esoterici definiscono “l’essenza dell’uomo”
fatta di valori quali il rispetto altrui, la lealtà, l’amicizia, che, se messi
in pratica ogni giorno, aiuteranno l’intera umanità a fare quel salto di qualità
che ci permetterà di vivere un po’ più serenamente il nuovo millennio. Come
avrete potuto constatare, nonostante l’età anagrafica, non ho smesso di sognare,
ma d’altronde penso che bisogna essere un po’ sognatori, se si vuole migliorare
questo nostro mondo.
Terza pagina Senz'offesa |
Sono intorno a noi,
in mezzo a noi, in molti casi siamo noi,
a far promesse senza mantenerle mai, se non per calcolo,
il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima,
l’imperativo è vincere, non far partecipare nessun altro
Nella logica del gioco la sola regola è essere scaltri, niente scrupoli né
rispetto verso i propri simili,
perché gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili.
Sono tanti, arroganti con i più deboli e zerbini coi potenti.
Sono replicanti sono tutti identici, guardali, stanno dietro a maschere, non li
puoi distinguere,
come le lucertole si arrampicano e se poi perdono la coda la ricomprano, fan
quel che vogliono, si sappia in giro, fanno, spendono, spandono e sono quello
che hanno...
Vivono con il timore di potere sembrare poveri, quello che hanno lo ostentano,
tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation con il vicino
costruiscono,
partono dal pratino e vanno fino in cielo.
Hanno più parabole sul tetto che San Marco nel Vangelo
e sono quelli che di sabato lavano automobili,
che la sera sfrecciano tra l’asfalto ed i pargoli.
Medi come i ceti a cui appartengono,
terra-terra come i missili cui assomigliano,
tiratissimi s’infarinano, s’alcolizzano, poi si impastano su un albero…
Ognun per sé, Dio per sé, mani che si stendono oltre i banchi alla domenica,
mani ipocrite, mani che fanno cose che non si raccontano,
altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano,
mani che poi firmano petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino,
mani che brandiscono manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle
spalle dei fratelli.
Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i
figli guardano la tv,
che fanno i Boss, che comprano Class, che sono così sofisticati da chiamare i
NAS…
Che vorrebbero dare fuoco ad ogni zingara,
ma l’unica che accendono è quella che dà loro l’elemosina ogni sera
quando mi nascondo sulla faccia scura della loro luna nera...
Tratto dal testo
della canzone
"Quelli che ben pensano" di Frankie Hi-NRG