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Per Palagano è Suor Imelde ancora pur se per anni Madre Generale questa Ranucci che la valle onora cui piazza ha dedicato sul "canale" mosse contro i tedeschi alla buonora chè al paese non féssero alcun male; fu donna di cultura e concretezza vero pilastro di bontà e saggezza!! |
Madre Imelde Ranucci (14 giugno 1904 - 20 settembre 1980), nata a S. Stefano di Palagano da Ignazio e Virginia Marasti, a nove anni entrò nel convento delle suore Francescane, diplomandosi maestra a 18 anni. Insegnò per alcuni anni a Campogalliano, poi ebbe cattedra a Palagano. Nel 1928 divenne religiosa e nel 1932 fece i voti perpetui di Suora Francescana: fu insegnante elementare a Palagano per lunghi anni e, nel 1949, fu eletta Superiora Generale dell'ordine. Fu donna forte, intelligente e dinamica che, oltre a far crescere la comunità palaganese, seppe raggiungere insperati obiettivi: nel 1950 l'apertura della scuola media, nel 1957 l'avvio dell'Istituto Magistrale; negli anni '50 la costruzione del nuovo grande edificio a fianco del vecchio convento, nel 1967 l'apertura della missione in Madagascar. L'8 dicembre 1979 il Consiglio Comunale di Palagano la decorò di medaglia d'oro per: "L'altissimo determinante contributo recato allo sviluppo della comunità palaganese con una vita interamente spesa al consolidamento dei valori morali, sociali e religiosi fra la nostra gente". Fu autrice del diario "Lagrime e Sangue: 8 settembre 1943-30 maggio 1945" (TEIC Modena). |
Venìa dal Bosco tal Paglia Innocente quell'ometto canuto che rammento, di statura morale più imponente e per i buoni affari gran portento, di prole numerosa e intelligente fu amoroso padre, sempre intento ad inculcare regole di vita: azione meritevole e riuscita! |
Paglia Innocente (1886-1959), piccolo e asciutto, capelli candidi lo ricordo arrivare a piedi alla Messa di mezzogiorno. Nato a Vitriola di Montefiorino, prima della grande guerra aveva condotto il podere del beneficio parrocchiale di Savoniero, quindi era emigrato in America ove rimase a lavorare per sette anni. Rientrato in Italia, sposò Ortonovi Gemma ed abitò alla "Penna" di Savoniero, si trasferì poi al podere del "Bocco" con tutta la famiglia (sei figli) che allevò con amore, ma insegnando sempre sacrificio e disciplina. Stimato e benvoluto era ritenuto in gamba per gli affari. |
Il dottor Neri da Borrasilano incurante del detto che siam matti divenne cittadino a Palagàno sposando Bruna, di casato Fratti; fu primo cittadino, caso strano, perchè fine, educato, ligio ai patti... per nostra autonomia s'impegnò a fondo, fu uomo buono e onesto a tutto tondo! |
Neri Andrea (1912-1993), proveniente da Lama Mocogno, avendo sposato Fratti Bruna, si trasferì a Palagano ove svolgeva attività notarile. Negli anni sessanta costruì la bella villa al centro del paese, di fianco alla proprietà della moglie, chiamata "La Pineta". Nei primi anni cinquanta iniziò, assieme ad altri palganesi, la battaglia per riportare il comune a Palagano. Fu sindaco dal 1967 al 1972 superando sempre con la collaborazione e la pacatezza la scarsa determinazione del suo carattere. Fu sempre stimato e benvoluto perchè rispettoso di tutti, amici e avversari. Negli anni della sua amministrazione si attuò la convenzione fra la Federazione Italiana Tennis, Casa Papa Giovanni ed il Comune per la nascita del Centro Tecnico Federale di tennis; sempre durante il suo mandato fu acquistato dalla Curia il terreno di "Campiano" per la realizzazione dello stadio comunale. |
"Giuvanin de Curer" Meldi Giovanni un vecchietto simpatico ed ossuto io giovincello di spirito e d'anni venditor di "lunari" ho conosciuto; ridendo raccontava i suoi inganni e la "Domenica" aver sempre venduto, a briscola sfidò Nonna Minghina che gli fregava i "raggi". Birichina! |
Giovanni Meldi (1880-1959), era un vecchietto minuto e vispo che aveva aperto una modesta "edicola" nella bassa costruzione situata tra l'attuale abitazione di Meldi Domenico ed il negozio di Salvatori Leandro. Vendeva la "Domenica del Corriere", i "lunari" e qualche raro quotidiano (ma solo la domenica). Era solito recarsi a Monticello in casa di Domenica Salvatori per un caffè e per la rituale briscola "giovannina" (due raggi coperti e i successivi scoperti). I "raggi" venivano marcati con un fiammifero, posto di fianco alla rispettiva tazzina. |