Scrivere



 La ballata della Valle  


 

 

 

VIII


Pubblicata su la luna nuova - Luglio 2006- Num. 26

 

 

Don Marzio, con Don Gatti e Don Filippo

Nel cinquantatré fece il Gruppo Estivo

Togliendo dalle strade e dall’inghippo

Tanti ragazzi, a farne un gruppo "vivo"

Finché di vita non subì lo scippo

Per Sordomuti e Chiesa iperattivo

Ne conserva Palagano il rimpianto

Mentre riposa al nostro Camposanto!

Mons. Marzio Gualmini (1932-2000).

Nato a Pianorso di Lama Mocogno da Gualmini Pellegrino e Botti Ada, vi abitò fino agli anni Cinquanta, allorché la famiglia si trasferì a Palagano, borgata "Casina" a seguito del padre, bigliettaio delle Autolinee Montorsi. Primo di quattro fratelli (Romana, Graziano e Piera), dopo le elementari venne avviato al Seminario, divenendo prete nel 1956. Negli ultimi anni di Seminario (1953-1955) collaborando, in Parrocchia, con Don Galloni, istituì a Palagano il GREST (Gruppo Estivo), movimento di raccolta di giovani e ragazzi per gioco e momenti di preghiera. Con gli altri due colleghi seminaristi Don Filippo e Don Gatti (divenuti poi parroci a Lago e Riccovolto), Don Marzio regalò a tanti di noi le più belle vacanze che si possano immaginare: divisi tutti i giovani in tre gruppi: "Falchi" (Casa Scagnoli, Santo Stefano), "Lupi" (Il Monte, Monticello), "Serpi" (Aravecchia, Casina), al pomeriggio, dopo brevi momenti in teatrino e in chiesa, si partiva per il fiume con lunghe partite ad "Alce Rossa" e, trovato il tesoro, con grosse scorpacciate di cocomero fresco. Sempre in questo periodo, i tre seminaristi portarono la pallavolo a Palagano (il campo di gara veniva segnato tra il campanile ed il muro delle Suore). Don Marzio, distintosi presto per iniziativa e capacità, assunse diversi incarichi di responsabilità, sia come responsabile dell’Istituto Sordomuti di Modena, sia come collaboratore di Curia per le Missioni estere (Sri-Lanka, Brasile, ecc.). Profonda stima e amicizia lo legarono a Don Galloni e a Padre Aristide, coi quali non disdegnava qualche partita a "scopone scientifico". Ha voluto bene a Palagano e si è impegnato perché la parrocchia, al momento della eliminazione dei benefici parrocchiali, potesse conservare i terreni e gli immobili adiacenti la parrocchiale e la canonica. Palagano è onorato di avere nel proprio cimitero le sue spoglie mortali.

Salvatori Domenica, mia nonna

Rimasta vedova con sette figli

Indossò i pantaloni, non la gonna

Per guidare la "barca" nei perigli.

Gestì l’Appalto e, pur restando donna

Mostrò alla bisogna anche gli artigli

Carissima "Minghina", il tuo sorriso

Sarà ancora più bello in Paradiso!

 

Salvatori Domenica (1880-1959).

Salvatori Domenica (la Minghina ed Mundzell), della numerosa casa dei Salvatori, aveva frequentato solo le prime due classi elementari, ma era assolutamente rapida di lingua e di conto. Sposatasi nel 1904 con Ricchi Paolo, originario di Sassostorno di Lama Mocogno, ebbe sei figli maschi ed una femmina. Il marito morì di "spagnola" nel 1919 mentre era incinta dell'ultimo figlio. In proposito si raccontava che durante il picco dell'epidemia, due sorelle, Scalabrini Rosa e Maria, tennero costantemente spicchi d'aglio in bocca non subendo così il contagio). Domenica gestiva a Monticello la "Privativa" e contemporaneamente ospitava gente per vitto e alloggio avendo adibito una grande stanza ad osteria e trattoria. Negli anni dal 1920 al 1940, diverse famiglie di agricoltori che acquistavano beni di consumo presso il negozio, non essendo in grado di pagare i conti, estinguevano il debito cedendo porzioni di terreno: in questo modo la famiglia Salvatori-Ricchi si trovò a possedere diverse aree sia al centro che in periferia di Palagano. In occasione del matrimonio del primogenito Gino con Bertogli Gelsomina, poiché da Boccassuolo giunsero più invitati del previsto, la "Minghina" non si scoraggiò ed integrò il "fritto" con 15/20 chili di salsiccia, cosicché il pranzo nuziale (svoltosi in casa come usanza dei tempi) risultò ottimo e abbondante. Negli anni '50 si trasferì da Monticello al centro a seguito del figlio Antonio che ne continuava l'attività.

In Aravecchia fu, Paolo Facchini

Dell’Osteria "Ghinghìn" albergatore

Poi, con la moglie Rosa e i suoi bambini

Della Pineta e Parco fu gestore.

Curava egregiamente i suoi giardini

Ebbe per la famiglia grande amore

Fu "Bastoniere" nella Processione

Lasciando al figlio Ermanno... il testimone!

Facchini Paolo (1907-1997).

Nacque a Palagano nella famiglia che conduceva a mezzadrìa il beneficio parrocchiale a valle della chiesa. Da giovane emigrò in Corsica per lavoro di taglialegna, quindi in Francia col fratello Pietro per lavori agricoli e murari. Sposatosi negli anni Trenta con Fiori Rosa, ebbe quattro figli: Giuliana, Gabriella, Roberto, Ermanno. Gestì dapprima la trattoria di Casa Contri, assieme alla famiglia Contri, quindi in proprio la trattoria "É Ghinghìn" di Aravecchia. Nel Dopoguerra, dopo aver anche diretto un gruppo di macchine per la trebbiatura, si dedicò all’Albergo "La Pineta", posto a valle dell’attuale Banca Unicredit, quindi costruì ex-novo e gestì l’Albergo Parco, unitamente alla famiglia, fino ai giorni nostri. Teneva molto ai fiori e al verde in genere, oltrechè coltivare una piccola vigna a valle del campo sportivo. Da sempre iscritto alla Confraternita del Santissimo Sacramento, ne ricoprì vari incarichi , fra i quali quello di "Bastoniere", per garantire ordine e solennità nelle processioni.

Beppe Baschieri, Jusfìn da la Cà

Venìa da Costrignano, Cà d’Orazio

Il muratore esercitò qua e là

Trovando per gli scherzi grande spazio

Un sacco di galline morirà

E per la sbronza poi pagherà dazio!

Sorseggiando un lambrusco si riposa

...e m’insegna a trovare la morosa!

Giuseppe Baschieri (1903-1978).

Nato e cresciuto alla Cà di Costrignano, a 19 anni emigrò in America "chiamato" dallo zio. Qui fece mille mestieri, facendosi apprezzare da tutti per intelligenza e volontà. Fra le immancabili difficoltà, seppe comunque imparare la lingua, che gli consentì di migliorare anche finanziariamente la sua condizione. Rientrato in Italia per il servizio militare, si recò poi a lavorare come muratore nella zona di Tolone (Francia), assieme al cognato. Nel 1929 rientrò a Costrignano e si sposò; ebbe quattro figli e condusse la propria azienda agricola dedicandosi anche all’attività di muratore.

Tipo gioviale e "sbaraccatore" era sempre disposto allo scherzo e all’ironia; si racconta che un pomeriggio, dopo abbondanti libagioni, un amico lo invitò con altri a casa propria promettendo che avrebbe loro offerto i tortellini.Colà giunti, l’amico invitò la moglie a scegliere una gallina per il brodo e quella, entrata nel pollaio, passava le galline al Baschieri dicendo: "Quàsta no perché la còva", "quàsta no perché la spiòma", "quàsta no perché la fà", "quàsta no perché l’è tròp giòvna", finché, quando scelse quella giusta, ai piedi del nostro vi erano ben sette galline morte in quanto ad ogni passaggio Jusfìn troncava loro il collo fra il pollice e il medio. Nell’estate 1956 Baschieri lavorava come muratore al Castellaro e alla Cooperativa di Costrignano ed io, in cerca di prima occupazione, facevo il manovale sperando di imparare poi l’arte muraria; nei momenti di relax, fra una barzelletta e l’altra, mi insegnava come fare per trovare la "morosa"... Un personaggio che ha saputo prendere la vita attorniato da un alone di positività!