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 La ballata della Valle  


 

 

 

XXII


Pubblicata su la luna nuova - Dicembre 2012 - Num. 41

 

 

"Durin da La Frara", Rioli Isidoro

fu uomo mite, stimato e discreto

per la famiglia e per il lavoro

fu pure presidente a "Pramoreto"

il nostro caseificio ai tempi d'oro

gestito in modo semplice e concreto.

Ebbe i natali al borgo "Ca' Marguto"

e per i buoni affari aveva fiuto!

Rioli Isidoro (1905 – 1994.

 

Isidoro, primo di sette fratelli, tre maschi e quattro femmine, nasce alla borgata di "Casa Marguto" da Angelo e Pierotti Adalgisa. Dopo le scuole elementari lavora all'azienda agricola di famiglia fino alla chiamata al servizio militare (in proposito raccontava che alla fine del servizio militare risultò aumentato di statura di ben dieci centimetri; forse perché l'alimentazione era più completa!).

Si sposa nel 1937 con Ricchi Albina; gli nasce un primo figlio, purtroppo morto quasi subito, poi nel 1944 nasce la figlia Elsa che sarà maestra d'asilo a Palagano per diversi anni.

Appena sposato emigra in Corsica con la moglie ed il fratello Giuseppe ove lavora nella Cava di pietre coi Fr.lli Guigli di Boccassuolo. Rientrato in Italia acquista un podere a Ca' del Toso di Palagano.

Durante gli anni di guerra viene tradotto al campo di concentramento di Fossoli, senza comunque essere deportato. Finita la guerra acquista un appezzamento di terreno a "La Ferrara" ove impianta le carbonaie e costruisce un magazzino per il carbone; acquistato poi l'intero appezzamento, da quel magazzino sorgerà la casa d'abitazione tuttora presente all'inizio della "Comunale" per Boccassuolo. Negli anni '60/'70 commercia in legna, prima in proprio, poi a società con Pini Ignazio; sempre in quegli anni ricopre la carica di presidente della Cooperativa Casearia Pramoreto e inizia l'attività di allevatore di suini. Isidoro è persona mite e benvoluta, solo dedito alla famiglia e al lavoro.

Nel 1988, essendo l'unica figlia residente a Modena, vi si trasferisce definitivamente, ambientandosi facilmente per l'assidua frequenza al centro anziani ove può giocare a carte e a bocce. Alla morte, avvenuta a Modena sei anni dopo, la salma viene tumultata al cimitero di Palagano.

Alla "Capanna" nasce Reggi Alfonso

che abiterà alla "Valle" di Susano

e dal barbaro eccidio uscirà intonso

per una vita non trascorsa invano:

corre per il "Comune" (avrà il responso)

per la "Mutua" un impegno sovrumano!

Gente così fa crescere il paese

anche senza cercare grandi imprese!

Reggi Alfonso (1911–1983).

 

Nasce alla "Capanna" di Palagano da famiglia di agricoltori, tre fratelli e una sorella; frequenta le elementari fino alla classe terza, quindi inizia a lavorare in famiglia, che nel frattempo si è trasferita al "Monte". Da giovinotto lavora come taglialegna con la ditta Lami di Montemolino fino alla chiamata di "leva" che farà in artiglieria.

Coniugatosi nel 1936, nel 1938 acquista un fondo agricolo in Susano, località "La Valle", e vi si trasferisce con la moglie e la figlia Marisa, continuando quella attività. Nell'autunno del 1940 viene richiamato in servizio militare per la guerra alla Grecia e tornerà, dopo l'armistizio, a piedi dalla Croazia.

Il 18 marzo 1944 alle cinque del mattino Alfonso e la sua famiglia vengono svegliati dal crepitio delle fiamme che avvolgono la casa: la moglie e la figlioletta vengono fatte uscire assieme al maestro Camillo Baldelli ed al cognato Zenchi Dante; mentre donne e bambini raggiungono Savoniero, i due uomini vengono avviati al calvario che si concluderà con la loro fucilazione in piazza a Monchio. Alfonso, rifugiatosi nel vano di una "credenza" a muro, riesce a scivolare nel cunicolo del sottoscala e, strisciando sotto la neve, raggiunge il greto del Dragone nascondendosi per l'intera giornata; solo al mattino successivo raggiungerà la località "Lamalunga" incontro alla famiglia che, dopo diverse ore sotto la minaccia della mitragliatrice, nel tardo pomeriggio del 18 marzo era stata liberata. Al maestro Camillo Baldelli, che era ospite di Reggi, verrà poi intitolata la scuola elementare di Susano.Finalmente concluse le vicende belliche, con lo strascico di lutti nell'intera vallata, per Alfonso inizia un'altra lotta, la battaglia ideale di tanti cittadini palaganesi che volevano riportare il Comune a Palagano: in quegli anni Reggi sarà sempre in prima fila con Lami Giuseppe, Neri Andrea, Bacchini Antonio fino al raggiungimento del grande obiettivo sancito dalla Legge "Bartole" n° 1286 del 23 dicembre 1957, costitutiva del nuovo comune di Palagano. Da sempre iscritto alla Coltivatori Diretti, Alfonso si batterà anche negli anni '60 e '70 per la conquista di quel segno di civiltà costituito dal diritto alla salute, quindi alle cure in genere; la Coltivatori Diretti gestirà quindi a Palagano la prima "Mutua" gratuita. Reggi Alfonso è stato consigliere comunale nella prima amministrazione Casini dal 8 giugno 1959 all'11 ottobre 1963. Concludendo penso che Alfonso sia stato un cittadino modello, capace di lavorare per la propria famiglia, ma anche molto per la collettività.

Al borgo "La Costa" di Savoniero

con altri fratelli nasceva Bruno

lavorava girando il mondo intero:

tanti mestieri come lui nessuno

laborioso, allegro, uomo vero

mai lo condizionò ostacolo alcuno

dall'Italia al Paese dei Canguri

ai suoi assicurò gli anni futuri!

Albicini Bruno (1924–1988).

 

Nasce alla "Costa" di Savoniero, famiglia di quattro fratelli e due sorelle: Irlandina (1922), Bruno (1924), Serafina (1927), Luigi (1929), Delio (1932), Giuseppe (1941). Frequenta le elementari a Savoniero, lavora nell'azienda agricola di famiglia e saltuariamente come operaio generico fino ai 18 anni, quando è chiamato al servizio militare. Dopo un primo addestramento a Roma, Centocelle, viene trasferito in Jugoslavia da dove, allo sbandamento, viene deportato in campo di concentramento in Germania; liberato dai russi, viene trasferito in Ucraina e Polonia da cui tornerà alla fine della guerra. Bruno è un giovane dinamico, pieno di iniziative e un po' giramondo, forse per emulare il padre Vito che all'inizio del secolo era emigrato in America per lavorare in miniera; così prima trova lavoro presso Cantieri Ansaldo di Genova, poi viene assunto dalla locale Impresa Fr.lli Munari che negli anni '50 appaltava dall'Enel i lavori di elettrificazione della montagna modenese; sposatosi nel 1952, emigra con la moglie a Milano ove si impiega come domestico, autista, cameriere: per alcuni anni emigra stagionalmente in Svizzera ove si occupa come operaio/muratore. Nel 1954, anno dell'accordo fra i governi italiano e belga per l'invio di manodopera nelle miniere di carbone, anche Bruno emigra in Belgio per alcuni anni. Nel 1966 il fratello Luigi, in Australia dal 1952, rientra in Italia per un periodo di vacanze e convince Bruno ad andare con lui nell'azienda agricola di monocoltura del "Cavolino di Bruxelles" (ricordiamo in proposito un particolare di quell'anno: mentre Luigi con la famiglia e il fratello Don Giuseppe si trovava a Firenze, in visita al campanile di Giotto, avvenne lo straripamento dell'Arno e le loro vetture furono trascinate via dalla corrente). Nell'anno 1967 Bruno decise finalmente di raggiungere il fratello in Australia lavorando inizialmente come operaio agricolo presso la sua azienda; successivamente si occupò come operaio in una fornace per la produzione di mattoni. Bruno è sempre rientrato in Italia ogni due anni, finché si è gravemente ammalato di silicosi, forse anche perché gran fumatore. Ha vissuto intensamente e girato il mondo lasciando in tutti quelli che l'hanno conosciuto un ricordo d'allegria e gioia di vivere!

Davanti al vecchio bar di Salvatori

Guido Marasti col grembiule bianco

sprizzava bonomia da tutti i pori

parlando coi clienti dietro il banco

per arrosti e croccanti aveva allori

di "conciare" il maiale mai fu stanco

l'appalto e l'osteria de "La Ferrara"

gli dettero una vita meno avara!

!

Marasti Guido (1897-1982).

Marasti Guido nasce nel 1897 a "Casa Scagnoli" di Palagano, in famiglia tre fratelli (Giulio, Giovanni, Domenico) e tre sorelle (Filomena, Alice, Teresa). Dopo le scuole elementari svolge diverse attività per imparare un mestiere e giovanissimo viene accettato nei Carabinieri per una ferma triennale, retribuita. Finita la prima Guerra mondiale, Guido emigra in Francia ove lavora come falegname (era stato allievo del padre di Contri Adelmo); poi dalla Francia si trasferisce in Algeria ove svolge vari lavori come autista. Coniugatosi con Cinqui Giulia, avrà sette figli: Benito (1926), Lilia (1928), Giovanni (1930), Pio (1932), Teresina nel (1934), Giannina (1936), Romano (1938). Nel '29/'30 Guido approdò a "La Ferrara" ove gestì per anni l'appalto e l'osteria che precedentemente erano appartenuti a Delmo Maffoni e a Salvatori Celso. Guido aveva appreso dalla mamma, Salvatori Cesira, tutti i segreti del macellaio e soprattutto quelli del "norcino" che svolgeva presso le famiglie; negli anni sessanta aprì anche la prima macelleria a Palagano, nella casa d'angolo dello stradone (casa Martinelli). Essendo anche un ottimo cuoco, andava nelle famiglie per i matrimoni con pranzo in casa, ad organizzare e dirigere la cucina (lo definirei un antesignano del "catering").

Avendolo conosciuto personalmente, posso testimoniare la vivacità sociale e la bonomia in ogni circostanza.