|
Tollari Danilo, "il falegname" da Lama a Lama mutò domicilio con pialla e sgorbia forgiava legname e a Maranello finiva "in esilio". Ma i monti e l'amicizie paesane furon richiamo cui non batté ciglio Maestri, Torri e Monti l'han plagiato perché a "Parigi" sempre s'è fermato! |
Tollari Danilo (1935-2010). Nasce a Cadignano di Lama Mocogno; il padre svolge attività di falegname vecchio stampo: botti, ruote, carri, tinozze, sia pezzi nuovi che riparazioni. Dal 1930 fino gli anni '70, a piedi o in bicicletta, con pialla e sega sulle spalle, il vecchio Tollari svolge il prezioso lavoro, modestamente, anche col sistema del "baratto" quando le povere famiglie non riescono a pagarlo. Danilo frequenta le scuole elementari a Montecerreto, quindi studia presso l'Istituto Fermo Corni di Modena. Dopo il diploma sceglie di lavorare col padre che nel frattempo ha rilevato la falegnameria Martelli a Lama di Monchio ove la famiglia si trasferisce. Danilo, intraprendente e dinamico, oltre che ottimo artigiano, negli anni 1963-1965 realizza a Maranello, unitamente alla sorella Luciana, due condomini con appartamenti e negozi, mantenendo la sede dell'attività a Palagano pur abitando sempre più spesso a Maranello con la sorella. Danilo, colto e sensibile, ha fatto parte per anni di una compagnia di amici gioiosa ed affiatata: Doriano, Adriano, Marco, il cui ritrovo, la domenica pomeriggio, era sempre fissato presso il bar a "Parigi", così era chiamato il bar della Cooperativa di Costrignano; da qui i nostri eroi partivano per una pizza a Ponte Dolo o alla Taverna del Brutto ove poi si tirava notte con disquisizioni, più o meno dotte, sugli argomenti più disparati e controversi. Stimo Danilo una persona unica ed eccezionale anche se, per il breve anno di fidanzamento con mia moglie, tutte le sere che rientravo dal cinema o dalla pizzeria, nelle brevi fermate in auto, mi abbagliava o mi suonava ripetutamente il clacson, facendo arrabbiare la mia fidanzata. |
Da Gombola a Pianorso il suo Casato poi giunto con famiglia in Val Dragone Graziano, dei Gualmini, mio cognato primizia di bontà fra le persone. D'informatica già specializzato nella D.C. non disdegnò tenzone. Da ragazzo affrontò l'estate dura nella campagna della trebbiatura! |
Gualmini Graziano (1937-2011). Nasce a Pianorso di Lama Mocogno da Pellegrino e Botti Ada, ha un fratello, don Marzio, e due sorelle, Romana e Piera. La famiglia si trasferisce a Palagano negli anni Cinquanta perché Pellegrino è bigliettaio delle autocorriere Montorsi con linea Pavullo-Palagano. Graziano, che dopo le elementari aveva svolto solo alcuni lavori manuali, come autodidatta si prepara all'esame di terza media che supera a Palagano. Frequenta poi l'Istituto per ragionieri Barozzi di Modena, diplomandosi brillantemente. Neo diplomato frequenta a Milano un corso I.B.M. di specializzazione per operatori di computer; dopo diversi stage di aggiornamento e specializzazione della I.B.M. viene assunto dalla ditta Bormioli di Parma.Negli anni Settanta il Comune di Modena deve impiantare il Centro Elettronico e, su indicazione della multinazionale americana, chiama Gualmini alla direzione e coordinamento del centro stesso: Graziano resterà Capo Centro e dipendente del Comune di Modena fino alla pensione. Nel 1963 contrae matrimonio con Ricchi Gianpaola da cui avrà due figlie, Monica ed Elisabetta; fissa definitivamente residenza e domicilio a Modena. Dagli anni '70 è segretario della D.C. alla sezione di S. Faustino; dagli anni '80 è impegnato all'Istituto Caritas per diversamente abili, e sempre in quegli anni viene nominato Presidente della Scuola Materna "Don Milani". Nonostante l'impegno del lavoro e nel sociale, Graziano tiene molto ai suoi rapporti con Palagano ove ha molti amici e torna spesso anche in vacanza avendo una villetta in proprietà |
Per anni punto di riferimento Ennio Maestri alla "Cooperativa" nei vari suoi commerci sempre intento il Comunal Consesso pur seguiva. Con Marta e i figli visse ognor contento e Costrignano volle sempre viva! Analfabeta fin oltre vent'anni apprese far di conto "non a spanni"! |
Maestri Ennio (1913 – 2010). Nato da numerosa famiglia rurale in Costrignano, causa gli spostamenti familiari da un fondo all'altro, non riuscì a frequentare scuole rimanendo analfabeta fino a vent'anni; a quel punto si preoccupò di darsi un'istruzione e frequentò per alcuni anni le lezioni serali tenute in Canonica imparando a leggere e a scrivere. Non fece servizio militare perché esentato in forza di diversi fratelli che già ne avevano assolto l'obbligo. Coniugatosi nel 1949 con Baschieri Pina, detta Marta, ha avuto due figli, Marco e Maria Teresa. La borgata "Cooperativa" di Costrignano era un po' il centro commerciale del paese per l'esistenza di due negozi "polimercanzia" condotti da Maestri Ennio e Ferrari Gino. Maestri era anche titolare del Posto Telefonico Pubblico; si narra in proposito un curioso aneddoto: Marta chiamò il dirimpettaio dott. Amico Salvatore, per diversi anni medico condotto di Costrignano: "Dottore, c'è una telefonata per sua moglie da una sua amica!", risposta: "L'amico di mia moglie sono io!" e l'argomento fu chiuso. Essendosi sempre interessato della frazione, Ennio fu consigliere comunale sia a Montefiorino che a Palagano. Nella deliberazione consiliare di Montefiorino n. 60 dell'8 dicembre 1953, Maestri votò per la ricostituzione del Comune di Palagano; nelle successive elezioni comunali di Palagano dell'8 giugno 1959, Maestri risultò il 5° consigliere eletto |
Girava il centro e la periferia con lo "scardazzo" Oreste Gianaroli tutti lo salutavan sulla via di lana e crine discioglieva "i boli" l'epigrafi dai mur strappava via con sagaci commenti e strani voli. Un giorno che pranzava a casa mia dal salame i "lardini" tolse via! |
Gianaroli Oreste (1912 – 2007) Originario del Comune di Polinago, Gianaroli Oreste abitava ormai a Palagano da tempo immemorabile tanto che tutti lo conoscevano e gli volevano bene con un senso quasi d'affetto e protezione. Abitava una casetta bianca al "Monte" di Palagano, ma era costantemente in giro per il paese a parlare con tutti commentando in modo bizzarro gli avvenimenti. Fino agli anni Ottanta andava alle case con l'attrezzo per la cardatura della lana e del crine, chiedendo per paga un pranzo o una cena o poche monete da 100 lire; in proposito non voleva banconote per paura di essere imbrogliato, ma conservava i suoi risparmi, tutti in moneta metallica, in diversi scatoloni di lamiera. Quando io bambino ero chierichetto con Don Galloni, Oreste già precedeva la croce davanti alle processioni o ai cortei funebri; diverse volte passando colla bara vicino a casa di un anziano ho udito Oreste dire fra sé a voce alta "st'altra volta al tòca a té". Oreste non sopportava le epigrafi, forse perché non sapeva leggere, e le strappava continuamente anche prima dei funerali del defunto. Un'altra bizzarria di Oreste era quella di togliere i lardini da ogni tipo di insaccato; così quando spesso era ospite di una famiglia, la cuoca gli chiedeva le preferenze alimentari. Al termine di una vita lunga e tormentata, Oreste ha lasciato a tutti noi il ricordo di persona buona e la nostalgia di una vita semplice e serena. |