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Da Lama di Monchio, Candeli Alberto con "Francia" fece squadra al "ruzzolone" nel singolo e nel doppio più d'un serto guadagnò alla "Pro-Loco" da Campione. Nel pieno della vita fu un referto che nera ci portò disperazione. L'eleganza il carattere gioioso, Berto, sono il ricordo tuo prezioso! |
Candeli Alberto (1938–1994) Il padre di Alberto, Candeli Antonio, originario di Gombola, contrasse matrimonio con Ferrari Florina e venne a stabilirsi a Lama di Monchio ove completò la famiglia con quattro figli, due maschi e due femmine. Il terzo figlio, Alberto, frequentò le elementari nella "pluriclasse" di Lama di Monchio posta presso l'abitazione di Ferrari Vivaldo; fin da ragazzo è attivo nell'aiutare nell'azienda agricola e col bestiame. Negli anni 1960/1961 svolge il servizio militare come "Granatiere" a Trapani; finito il servizio militare si dedica all'azienda agricola di famiglia lavorando anche per oltre dieci anni in ceramica, presso la Smalticeram di Sassuolo. In quegli anni Alberto è uno dei più forti "tiratori di ruzzola" dell'Appennino modenese assieme a Ricchi Francesco (Francia) e Debbia Terzo: nel 1964 Candeli e Ricchi vincono il Campionato Provinciale di tiro del ruzzolone a Zocca, ripetendosi due anni dopo a Montese come squadra della Pro-Loco di Palagano. Negli anni '90, nel pieno della vita, lo coglie una malaugurata "cisti nasale" e in pochi anni lo conduce a morte. Alberto, molto conosciuto anche per il lungo periodo di "ceramica", era mite, simpatico e amico di tutti: ha lasciato un gran rimpianto e un bel ricordo. |
In "Cialamina" Pietro Ferrarini all'annosa magion degli antenati dall'orto ai castagneti ai fiorellini tutto curava in verdeggianti prati nella borgata non avèa vicini ma amici e paesani ben legati. Purtroppo d'improvviso ci ha lasciato non avrem più "marroni" a buon mercato! |
Ferrarini Pietro (1931–2013)
Pietro è nato al vecchio borgo "La Cialamina" nella casa paterna che poi ha abitato per oltre ottant'anni. Ha un fratello, Ercole, e una sorella, Maria, che, poiché nubile, ha abitato con lui per molto tempo. Ha frequentato le scuole elementari a Montecerreto di Pianorso, poi si è iscritto alle scuole serali per ottenere il diploma di 5° elementare. Fin da ragazzo si è dedicato all'azienda agricola e al bestiame col solo intervallo del servizio militare prestato a Piacenza nel "Genio Pontieri" negli anni Cinquanta. Ai moderni tutori e difensori della natura, Pietro, con umiltà e costanza, ha dato una forte lezione di vita: accudiva l'orto, le piante da frutto, gli annosi castagni e, soprattutto, i prati, divenuti famosi per le incantevoli fioriture e per la vellutata morbidezza. Persona mite e generosa, Pietro veniva a Palagano tutte le settimane e immancabilmente alla S. Messa domenicale: aspettava con ansia il giornalino parrocchiale per le notizie spicciole e si teneva bene informato con televisione e giornali. Il nome di Pietro Ferrarini e della Cialamina veniva ormai associato al gusto dei veri marroni nostrani che Pietro vendeva a prezzi modestissimi. Se n'è andato così alla chetichella, come aveva vissuto, lasciandoci il rimpianto d'aver perso un buon paesano e un grande uomo. |
Da Lama Mocogno, Bardelli Pino uomo buono d'enorme simpatia la briscola nel bar Montemolino cogli amici giocava in allegria. Andava a caccia guidando il "pandino" di ben cent'anni e più in compagnia. Per la famiglia in vita ha ben vissuto e da chi lo conobbe ben voluto! |
Bardelli Pietro detto Pino (1908-2009))
Nato a Detroit U.S.A. il 6 maggio 1908 da italiani emigrati in America, rientrò in Italia negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale. Frequentò prima e seconda elementare a Cadignano, poi negli anni giovanili aiutò la famiglia nei lavori agricoli. Negli anni trenta imparò il mestiere di calzolaio presso Bonaccorsi Filippo di Palagano, mestiere che, saltuariamente, continuò a praticare fino alla vecchiaia. Coniugatosi nel 1934, abitò inizialmente presso i suoceri sotto "Rancidoro" poi si trasferì definitivamente alle "Roncole" di Pianorso. Ha avuto cinque figli. Negli anni prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale formò una società per la trebbiatura del grano con Teggi Serafino e Ferrarini Marco; questo gruppo effettuava la trebbiatura nelle zone di Pavullo, Brandola, Gombola, Serramazzoni fino a Riccò. Era un habitué del mercato del martedì a Lama Mocogno ove si incontrava coi tanti amici di Mocogno. Gli piaceva molto giocare a carte e tante volte ha fatto tardi al bar di Montemolino. Fino in tarda età è andato a caccia per lepre e fagiani; la sua compagnia era simpatica e spassosa, essendo Pino un carattere arguto e curioso! Si è spento ad oltre cent'anni e tutti ne conservano un gradito ricordo. |
Dal borgo "Cornacciola", Remo Tosi già di Montefiorino "Cantoniere" con Ada alla "Ferrara" furon sposi e numerosa prole fu in cantiere! Del gruppo "Alpini" sempre fu in simbiosi per lavoro e famiglia suo dovere stima e rispetto ha sempre meritato e il funerale l'ha testimoniato! |
Tosi Remo (1924–2013)
Nasce al vecchio borgo "Cornacciola" a valle di Palagano da modesta famiglia di operai, composta dai genitori, due fratelli e due sorelle. Frequenta alcune classi elementari poi, ancora giovanissimo, trova lavoro in Sardegna, ove risiede la sorella Giuseppina come bracciante agricolo e manovale. Nel 1943 viene chiamato militare negli Alpini, quindi deportato in Germania nei campi di concentramento da cui tornerà nel 1946 notevolmente provato. Poco dopo il rientro dalla prigionia viene assunto dal Comune di Montefiorino come "cantoniere" nel tratto di strada comunale "La Ferrara-Boccassuolo". Nel 1953 sposa Giberti Ada andando ad abitare nella casa di lei a Monchio. Avranno quattro figli: Roberto, Emilia, Margherita, Antonella. Dall'anno 1958, costituitosi Palagano comune autonomo, Remo diventerà cantoniere dipendente del Comune di Palagano. Aggredito da una grave forma tumorale nel 1978 a soli 54 anni sembrava spacciato, tanto che il posto comunale venne assunto dal figlio Roberto. Operato al Sant'Agostino di Modena, guarì miracolosamente vivendo discretamente per oltre 35 anni. Remo è sempre stato persona mite e disponibile, molto legato al gruppo Alpini e sempre presente in tutte le manifestazioni religiose e patriottiche. Il bene che tutto il Comune voleva a Remo e alla sua famiglia è stato ben testimoniato dalla grandissima partecipazione ai suoi funerali. |