Scrivere



 La ballata della Valle  


 

 

 

XXV


Pubblicata su la luna nuova - Aprile 2014 - Num. 44

 

 

Ho conosciuto Iole Corciolani

che abitava il borgo Monticello

una vita, fra noi, "da battimani"

generosa da cederti il mantello

faceva tortellini a piene mani

pei vecchi a Vitriola giù all'Ostello.

Ai Padri e agli studenti fu d'aiuto

per anni come cuoca all'Istituto!

 

Corciolani Iole (1924–2005)

 

Nasce a Vitriola di Montefiorino da famiglia di agricoltori, il padre è anche operaio presso la centrale di Farneta; frequenta le elementari a Vitriola poi, in gioventù, vive in famiglia partecipando alla vita paesana.

Nel 1945 sposa Lazzarini Paolo che le darà due figli: Mary e Ruggero.

Nel 1955 il marito, cantoniere provinciale, viene trasferito a Talbignano con la famiglia e nel 1960, sempre per avvicendamenti di lavoro, Iole e la famiglia si trasferiscono a "Casa Cinqui" di Palagano perché nel frattempo stanno realizzandosi la casa d'abitazione a Monticello di Palagano.

Dal 1964 viene assunta come cuoca di Casa Papa Giovanni e vi resterà ininterrottamente finché l'Istituto non chiuderà ai ragazzi. In quegli anni la Iole, assieme a Suor Candida, è il riferimento quotidiano sia dei Padri Dehoniani, sia degli studenti e per il suo carattere di disponibilità e dolcezza viene considerata un po' una "mamma". Iole non perde mai di vista la "Casa della Carità" di Vitriola cui è legata e affezionata, tanto che in un proficuo sodalizio con la Signora Bernardi Norma, moglie del dottor Fontana, si decide che ogni anno a Natale verranno confezionati tortellini per tutti gli anziani di Vitriola; l'avventura inizia col Santo Natale 1967, poi viene allargata anche alla Santa Pasqua e continua tuttora.

La Iole ha sempre messo a disposizione la propria casa invitando di volta in volta, le donne disponibili a fare questo importante gesto di carità.

Ricordo Adele Fratti in Martinelli

in "Cassa di Risparmio" alle "cambiali"

gioviale, chiacchierina ai tempi belli

gran lettrice di libri e di giornali

brava in cucina tra stampi e coltelli

marito e figlie curò senza eguali.

Contagioso, ci manca il tuo sorriso

lo spenderai, pensiamo, in paradiso!

Adele Fratti (1920–2005)

Nasce in Pennsylvania (U.S.A.) da Clodoveo e Bertogli Gelsomina, famiglia di emigranti palaganesi che gestisce colà una cartolibreria; i Fratti, fra l'altro, curano la corrispondenza degli altri emigrati con l'Italia finché nel 1926 rientrano definitivamente in Italia stabilendosi in affitto a "Monticello" mentre stanno costruendo la grande casa nell'angolo dello stradone che guarda la chiesa; sempre nell'anno 1926 nasce il fratello Giuseppe. A 9 anni (1929) Adele perde la madre e viene mandata a Modena presso le Suore Francescane per completare le scuole elementari. Alcuni anni dopo Clodoveo convola a nuove nozze con Biondi Fausta che darà alla luce Mary, unica sorella di Adele. A tredici/quattordici anni Adele trascorre diversi periodi dell'anno presso lo zio prete don Virgilio Bertogli, a Selva di Serramazzoni. Da sedici anni inizia l'attività di collaboratrice domestica, attività che la porterà a Roma, Torino, Genova, Firenze... Durante una gita promossa da Don Virgilio a Roma, Adele conosce Gilberto che sposerà il 25 giugno 1942; dopo dieci/quindici giorni dal matrimonio, Gilberto viene richiamato militare in Sicilia, poi in Grecia viene fatto prigioniero e avviato in Africa, rientrerà a Soliera dalla moglie solo nella primavera del 1946. La vita di Adele trascorre quindi a Soliera ove nascono tutte le quattro figlie: Vanna, Paola, Maria Teresa, Licia; unitamente al marito lavora presso la cantina di "Sozzigalli", quindi avvia l'attività di produzione "blocchi di pomice" per muratura; sempre in quegli anni unitamente al marito realizza la nuova casa di Soliera che abiterà fino al 1958. In quegli anni, infatti, la famiglia di Adele si trasferisce a Palagano perché Gilberto viene chiamato a dirigere la nuova filiale della Cassa di Risparmio di Modena. Adele, oltre a seguire la famiglia, aiuta spesso e volentieri il marito in banca, sia per la precedente dimestichezza con la contabilità, sia per la bella calligrafia, molto importante in tempi privi di computer. Adele è sempre stata una incallita lettrice e una simpaticissima chiacchierina, solare e sorridente.

Venturelli Beppe, per noi Tonino

a Monchio già fu una istituzione

gestiva il negozio e il Bar Alpino

a tutti riservando un'attenzione.

Ad Anna, la moglie, sempre vicino

coi figli e coi nipoti in affezione!

La fisarmonica fu il grande amore

con cui portò ovunque buon umore!

Venturelli Giuseppe (Tonino)

(1923–2012)

 

Nasce a Monchio centro da famiglia che gestiva un negozio di alimentari e merci varie; frequenta le elementari a Monchio, quindi sostiene l'esame di "ammissione" a Montefiorino perché la famiglia desidera farlo studiare; Tonino però non vuole lasciare il paese per la città e rinuncia a favore della sorella. Chiamato a militare a 18 anni, viene arrestato a Mantova e portato in campo di concentramento in Germania; da qui viene trasferito per lavoro a Berlino ove almeno non patisce la fame perché qualche aiuto viene dalle popolazioni cui presta assistenza. Prima della fine della guerra incontra il paesano Scalabrini Oreste che non lo riconosce. Resta a lavorare a Berlino fino al 1945, cioè alla liberazione della città da parte dei russi. A Monchio era spacciato per morto perché qualche commilitone aveva comunicato ai parenti che Tonino era deceduto per gli stenti. Fu uno degli ultimi militari a rientrare a casa nei primi mesi del 1946. Nel 1948 sposa Martelli Anna di Lama di Monchio con la quale si stabilisce nell'attuale casa, a seguito del distacco dalla "privativa" dalla vecchia sede vicino alla chiesa. Avrà in breve una bella famiglia di quattro figli: Dante, Loretta, Paola e Monica che gli daranno nipoti e pronipoti trasformandolo nel "patriarca" tanto amato; la moglie Anna è attualmente sei volte "bisnonna".

Tonino ha fatto una vita da commerciante recandosi settimanalmente a Sassuolo per le proprie attività; è stato per tanti anni responsabile della Confcommercio comunale e diverse volte in servizio ai seggi elettorali.

Era il classico "compagnone", carattere bonario, grande ballerino, giocatore di bocce e carte. È stato un personaggio molto positivo a cui tutti hanno voluto bene.

Lombardo di Lissone, Galimberti

la moglie Carla, a noi imparentata

deciso, volitivo, modi aperti

la villetta da tempo avea acquistata

coi nostri calciatori poco esperti

preparò il gran torneo della vallata

poi, Carlo, con costanza e dedizione

a Riccovolto vinse la tenzone!

Galimberti Carlo

(1929–1995)

 

Nasce ad Arluno, provincia di Milano, nel 1929 da modesta famiglia di artigiani. Ultimate appena le scuole elementari, deve interrompe gli studi per curare il padre, gravemente ammalato; in quegli anni svolge un po' tutti i mestieri per pagare la "penicillina" del padre che purtroppo molto presto lo lascerà orfano. Fin da ragazzo è appassionato e intenditore di legnami, per anni fa il rappresentante di legnami quindi di arredamenti in genere. Nel 1958 conosce e sposa Conca Carla, il grande amore della sua vita, che gli darà il figlio Mauro e con la quale si stabilirà nel comune di Lissone, provincia di Milano. Proprio la moglie, Carla, figlia di Tosi Domenica, costituisce il legame che per tanti anni legherà Galimberti Carlo a Palagano. Nel 1960, assieme alla moglie Carla, fonda una ditta di arredamento, "La Lissonese", che produce sedie di diversi tipi: classiche, eleganti, moderne. In quegli anni acquista una bella villetta a Palagano e comincia a frequentare il nostro paese prima in estate poi in ogni periodo dell'anno. Carlo è una persona squisita, intelligente, fine, alla mano, è un amico sincero di tanti palaganesi e vuole davvero molto bene a Palagano: in una parola andrebbe "clonato"! Alla fine degli anni '70 con Pasquale Piacentini, Ignazio Pini, Gesualdo Ferrari, Carlo organizza i ragazzini del calcio nel torneo estivo; l'impegno e l'entusiasmo di questi genitori farà trascorrere meravigliose estati di gioco e d'amicizia fino alla conquista, sul campo sportivo di Romanoro nel luglio del 1974, del Torneo della Montagna modenese, da parte della squadra formata da: Fiori Fabio, Piacentini Cesare, Ferrari Stefano, Meldi Amedeo, Galvani Arrigo, Piacentini Paolo, Bertogli Dino, Galimberti Mauro, Piacentini Ottavio, Pradelli Antoine. La famiglia Galimberti è perfettamente integrata a Palagano tanto che, in diverse occasioni, dona generosamente sedie e arredi alla parrocchia e ai diversi oratori. Nell'anno 1988 Carlo potenzia "La Lissonese" acquistando un capannone da mille metri quadrati dotato di moderne attrezzature.