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Itinerari

Itinerari nelle Valli del Dragone e del Dolo

Viaggio nelle Valli di Confine


Trovare una definizione che accomuni le valli del Dolo e del Dragone non è facile, se non ci si limita a quella puramente geografica: Appennino Modenese Occidentale.

Dagli albori della storia queste terre sono state luogo di incontro e di conflitto tra popolazioni diverse, dai Liguri Friniati agli Etruschi, dai Celti ai Romani. Più tardi si fronteggiarono Longobardi e Bizantini, e infine, con il Medioevo e la fondazione del monastero di Frassinoro, buona parte delle valli del Dragone e del Dolo entrarono a far parte del territorio a lui sottomesso: "le Terre della Badia". Questo determinerà una serie di attriti, dovuti alle mire espansionistiche sia dei signori limitrofi, del clero locale, ma soprattutto del comune di Modena. Tutto questo sfocerà in una lunga serie di battaglie, dedizioni, complotti e razzie.

Valli di confine dunque, tra il Frignano, Modena e Reggio; tra la pianura Padana e la Toscana, tra l'Europa continentale ed il Mediterraneo. Anche per questo, valli di passaggio, di viandanti e di pellegrini che si recavano alla città eterna o nella terra santa; qua passava infatti una importante arteria di collegamento medioevale, tra la pianura Padana e la Toscana la "via Bibulca".

Il susseguirsi di avvenimenti ha lasciato molte tracce ancora oggi visibili ad un viaggiatore attento. Parecchie sono le testimonianze riscontrabili nell'architettura, nei toponimi, nelle tradizioni e nei vocaboli della lingua locale.

L'esempio più visibile di questo mescolarsi di popoli e culture è nella simbologia della pietra. Scolpite nell'arenaria si possono trovare: la croce di Malta, il giglio fiorentino, l'aquila imperiale, la rosa celtica, il simbolo della casata Estense e molti altri. Parecchie sono anche altre simbologie, più cupe e misteriose, le "Maschere Antropoforfe" o più comunemente "Marcolfe", immagini di volti umani scolpiti nei conci angolari delle vecchie abitazioni, che secondo la tradizione servivano a tenere lontani gli spiriti maligni.

 

Itinerario

Il viaggio inizia dalla chiesa di S. Vitale di Monchio, raro esempio di struttura romanica secondaria, di piccole dimensioni, ad aula unica costruita tra XI-XIII secolo che venne dotata nel XVII secolo di un campanile a vela, poco distante l'imponente casa-torre cinquecentesca di Casa Gigli; per passare, sempre a Monchio, all'antica "Pieve dei Monti" attuale chiesa di S. Giulia posta sulla cima del monte omonimo, immersa nel verde del Parco Provinciale della Resistenza.

La Pieve distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale è stata ricostruita negli anni cinquanta, come doveva essere in origine (IX-XI secolo), e conserva al suo interno alcuni capitelli e basi di colonna originali.

Risalendo la valle del Dragone si incontra Costrignano con la chiesa di S. Margherita, ricostruita nel XIX secolo su progetto dell'architetto Vandelli, dove incastonata nella facciata si nota una formella di arenaria raffigurante un drago sull'architrave di una finestra, l'iscrizione che ricorda la peste del 1630. Sempre a Costrignano, in località il Castello, si erge la torre difensiva del "Ca-stellaccio", XII-XIV secolo.

Poco oltre, nel centro di Palagano, sorge un piccolo gioiello seicentesco, l'oratorio del Carmine, sulla cui facciata si può ammirare il simbolo della casata Estense. Questo edificio ha una storia molto particolare, è stato infatti smontato e pezzo per pezzo rimontato a poca distanza da dove sorgeva, per ragioni di viabilità, ai primi del novecento.

Più a monte oltre il borgo di Montemolino, si trova il "Mulino del Diavolo", costruzione di tipologia particolare fatta di strutture lignee e tamponamenti in arenaria. A sud, risalendo la valle, ci si imbatte in un imponente affioramento ofiolitico: i Cinghi di Boccassuolo, su cui si erge il caratteristico campanile. Sulla sponda sinistra si notano le ofioliti di Medola e di Monte Calvario.

Le ofioliti sono rocce vulcaniche nate da eruzioni sottomarine, che poi, con la nascita degli Appennini sono emerse, ed essendo più resistenti delle arenarie circostanti danno vita a queste particolari emergenze naturalistiche dalle forme e dai colori particolari che contrastano fortemente con il resto del territorio. Queste rocce, oltre ad avere una flora particolare, contengono vari minerali tra cui il rame e forse, come narra la leggenda, anche l'oro. Sullo sperone ofiolitico di Medola, si possono ancora notare i pochi resti dell'inespugnabile rocca medioevale ed in particolare la cisterna dell'acqua ancora esistente.

Nella sponda opposta della valle del Dragone, partendo dalla confluenza dei due fiumi e risalendo la valle, ripercorrendo l'antico tracciato della via Bibulca, si incontra la chiesetta della Madonna delle Grazie. Più a monte, nell'abitato di Montefiorino, l'imponente Rocca la cui costruzione fu iniziata nel XII secolo per volere dell'Abate di Frassinoro Guglielmo e di Bernardo da Montecuccolo a difesa delle terre della Badia.

Sempre all'interno del borgo di Montefiorino, la medioevale torre del Mercato, oggi adibita a campanile ed il piccolo gioiello architettonico dell'oratorio della Madonna di Loreto. Scendendo a valle, si trova l'antica chiesa di S. Andrea di Vitriola, che, secondo la tradizione, venne fatta costruire da Beatrice di Lorena, madre della contessa Matilde; non lontano le caratteristiche case-forte della Tordagna, del Pignone e di Ca de Baroni e poco più a valle, immersa nel verde dei campi, "la torretta de Mucci".

Ripreso il tracciato della Bibulca si attraversano alcuni tipici borghi, quali Aradonica e Mercato Vecchio per giungere a Frassinoro, con la chiesa di S. Maria e S. Claudio e l'attigua canonica costruite sulle rovine e con i materiali della magnifica Abbazia Benedettina.

Si risale il crinale per raggiungere Pietravolta dove si può ammirare l'originale costruzione del santuario della Madonna della Neve, costruito nel 1792.

Risalendo l'ultimo tratto della Bibulca si raggiunge il confine toscano attraversando le verdi praterie dei prati di S. Geminiano, dove la leggenda vuole che il santo sia vissuto per un periodo di tempo in solitudine e meditazione.

Oltrepassato il Passo della Radici la Bibulca discende in territorio toscano fino ad incontrare l'antico eremo ed Ospizio di S. Pellegrino in Alpe, punto obbligato di passaggio e di sosta per secoli tra l'Appennino modenese e la Garfagnana, ancora immerso in una stupenda cornice di verdi e suggestive montagne, cuore di quella che era un tempo la tenebrosa ed inquietante "Selva Arimanesca".

 


Per altri itinerari potete visitare il sito della Rete Civica della Comunità Montana Appennino Modena Ovest:

  www.terredellabadia.net/ambiente.htm