In quei tempi le ragazze cercavano di scoprire in anticipo il loro futuro: se fossero rimaste zitelle oppure la
condizione, la serietà e l'affetto del futuro sposo.
La sera della "guazza" di S.
Giovanni raccoglievano un mazzolino
di fiori e lo ponevano sotto il guanciale nella speranza di sognare, la notte
stessa, il
futuro sposo.
Oppure si ricorreva alle sette fontane. Si trattava di fare il giro
delle sette fontane attingendo a ciascuna di esse un bicchiere d'acqua da
versare in una bottiglia. Il percorso andava fatto senza ritornare mai sui
propri passi, senza attraversare fossati, senza girarsi indietro. Una
volta giunti a casa la bottiglia contenete l'acqua delle sette fontane
veniva posta sulla finestra meglio asposta a levante. Ai primi raggi del
sole che colpivano la bottiglia la ragazza poteva vedere, riflesso
nell'acqua, il volto del futuro sposo oppure il presagio di eterno
zitellaggio.
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