La Val Dragone nella storia
 

Diffusione del cristianesimo


Primi cristiani | Le Pievi | La Pieve di Rubbiano | La Pieve dei Monti

 


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Primi cristiani

Attorno all’anno 60 Apollinare giunse a Roma, con Pietro, di cui era discepolo, provenendo da Antiochia e da qui, consacrato Vescovo, fu inviato a Ravenna per diffondere il cristianesimo. Apollinare predicò in diverse città emiliane, tra cui Modena, tanto che viene spesso indicato come "l’apostolo dell’Emilia".

Il cristianesimo nella nostra regione giunse, quindi, fin dal primo secolo. Anche se in montagna esistono chiese dedicate a S. Apollinare, tra cui alcune molto antiche, come quelle di Boccassuolo e Coscogno, non pare possibile concludere, come a volte si è fatto, che sia stato proprio Apollinare, o suoi seguaci, a portare il cristianesimo nei nostri monti. Anzi, ciò appare improbabile. Quello che si può dire è che gruppi di cristiani erano presenti a Modena già nel secondo secolo e che il primo vescovo modenese di cui abbiamo notizie è Antonino, il quale reggeva la diocesi nel 342-343.

Il cristianesimo ebbe un forte impulso durante l’episcopato di Geminiano (350-396 circa).

Le valli del Dragone e del Dolo sono una zona "di confine" tra il modenese, il reggiano e la Toscana. Da dove giunsero quindi i primi missionari? Difficilmente dalla Toscana per motivi logistici ed ambientali, inoltre, nella nostra valle, non si sono sviluppate dipendenze da autorità religiose di quella regione. Le comunità cristiane che si sono via via sviluppate nel corso dei secoli invece dipesero, e tuttora dipendono, o dalla diocesi di Modena o da quella di Reggio, con una suddivisione assai bizzarra che non tiene conto dei confini naturali del territorio nè di quelli civili e amministrativi. L’origine di tale delimitazione del territorio tra le due diocesi nella nostra montagna, che corrisponde all’attuale, è molto antica e sicuramente già esistente nel 962, come si legge nel diploma di Ottone I, datato 20 aprile 962 (ma doveva essere così anche in epoche precedenti, probabilmente fin dal IV sec.).

E’ possibile stabilire con buona sicurezza che i primi evangelizzatori giunsero in Appennino provenendo da Modena. A conferma, oltre ad altri dati, consideriamo qui solamente che una delle prime Pievi modenesi, quella di Rubbiano, si sviluppò proprio al confine tra le due vallate ed estese la propria giurisdizione anche in pieno territorio reggiano. L’ipotesi più verosimile è che i primi evangelizzatori (sacerdoti, diaconi e laici) delle valli del Dragone e del Dolo provenissero da Modena, percorrendo la via Bibulca, strada larga poco più che un sentiero ma di notevole importanza per l’epoca, che saliva per Rubbiano, Montefiorino, La Verna, Frassinoro, S. Geminiano, S. Pellegrino e quindi Castelnuovo di Garfagnana. Dopo di essi giunsero anche uomini da Reggio Emilia.

Il centro di diffusione del cristianesimo per la nostra montagna fu senza dubbio Rubbiano a partire dal V o VI secolo. Nel VI secolo, essendo zona di confine tra il regno Longobardo, non cattolico (con centro a Bismantova) e l’esarcato di Ravenna (Bizantini, cattolici, con centro a Carpineti e forse anche in quel di Pavullo) le valli del Dragone e del Dolo risentirono del dissidio tra i due blocchi. Forse due avvenimenti diedero maggior vigore alla diffusione del cristianesimo: Agiulfo, re dei Longobardi, secondo marito della cattolica regina Teodolinda, si convertì al cattolicesimo e nel 728 le popolazioni dell’Appennino insorsero contro l’Esarcato di Ravenna e si sottomisero a Liutprando, re dei Longobardi. In tale modo un territorio, precedentemente diviso tra Regno Longobardo ed Impero d’Oriente, divenne unico, favorendo l’opera di evangelizzazione.

Le prime chiese nacquero nella seconda metà del VII secolo e furono le fondamenta per le future Pievi.

 

Le Pievi

Erano chiese madri di un determinato territorio, provviste di battistero, a cui erano soggette le chiese sottoposte (ecclesiae) e le cappelle sfornite di fonte battesimale, situate nei vari villaggi.

La Pieve più antica nella Valle del Secchia probabilmente fu la Pieve di S. Vitale di Carpineti (de Verabulo) fondata forse verso la fine dei IV i l’inizio del V secolo.

Da questa "Pieve generale" possono poi aver avuto origine tutte le altre Pievi sorte nella Valle del Secchia.

Le Pievi avevano diritto alle decime e ad altre tasse ma a loro volta dovevano versare tributi al Vescovo.

Inizialmente i sacerdoti vivevano nelle Pievi e da lì si spostavano nelle varie chiese o capelle periferiche per prestare il proprio ministero. Successivamente, per la distanza, per il numero dei fedeli in continuo aumento, per le particolari condizioni locali, i preti furono delegati ad amministrare i sacramenti e a risiedere nei villaggi e le diverse cappelle ebbero un loro rettore stabile e si trasformarono progressivamente in parrocchie autonome. Si ritiene che questo fenomeno nella Valle del Dragone abbia avuto inizio nel IX-X secolo.

La nomina del parroco generalmente avveniva dopo aver consultato i parrocchiani circa le loro preferenze. Se la persona indicata non era prete poteva essere ordinata pubblicamente, ma dopo avere accertato le sue conoscenze sul Simbolo Apostolico, sulla liturgia, sui libri penitenziali e doveva, inoltre, saper leggere e commentare le scritture.

 

La Pieve di Rubbiano

I documenti che si riferiscono alla Pieve di Rubbiano sono tra gli autentici più antichi esistenti nella nostra diocesi e sono conservati nella Biblioteca Capitolare.

Nel primo documento, datato 13 aprile 882, il vescovo di Modena Leodoino nomina arciprete di Rubbiano il sacerdote Giorgio. Si legge inoltre che la Pieve era rovinata e cadente e che necessitava di importanti lavori di ristrutturazione. Da ciò deriva che la Pieve esistesse già da molto prima e considerando il tempo necessario ai primi cristiani giunti nei nostri monti ad organizzarsi, crescere di numero ed acquisire una forza e consistenza tale da costruire un luogo di culto di quel tipo non è inverosimile ipotizzare che il cristianesimo sia arrivato qualche secolo prima dell’anno 882.

Il vescovo incaricò l’arciprete Giorgio di eseguire le necessarie opere di riparazione, di conservare la Chiesa in ottimo stato e di tenere scuola per l’educazione dei fanciulli. Giorgio però non riparò la vecchia e cadente Pieve che venne poi riedificata nel X secolo, forse dall’arciprete Sileberto.

Nel secondo documento, datato 27 maggio 908, si legge che alcuni sacerdoti e laici della Pieve di Rubbiano si presentarono al Sinodo diocesano lamentando che la Pieve era in rovina e senza arciprete. Viene nominato arciprete il sacerdote Sileberto. Il documento è firmato, oltre che da altri, anche dal nuovo arciprete: ben poche parrocchie possono vantare l’esistenza della firma autografa del proprio parroco risalente a più di 1000 anni fa!

La Pieve di Rubbiano verso la fine del VIII secolo aveva sicuramente tre cappelle dipendenti: S. Maria Assunta di Polinago, S. Giulia nei Monti e S. Maria di Frassinoro (dalla quale ebbe poi origine il monastero di Frassinoro).

Alla fine del IX secolo la Pieve di Rubbiano doveva godere di una certa importanza sia per l’estensione del territorio che per il numero di cappelle filiali.

Nel X secolo la chiesa di Polinago fu eretta a Pieve.

Nel XII secolo ebbe il titolo di Pieve la chiesa di S. Giulia dei Monti (Monchio), già dipendente dalla Pieve di Polinago, con giurisdizione sulle parrocchie di Morano, S. Vitale, Costrignano (S. Simone e S. Margherita), Susano, Palagano (S. Stefano) e Boccassuolo.

Nel febbraio del 1029 l’arciprete Martino, il fratello Anselmo detto Anesprando, la moglie di Anselmo, Maria, e il chierico Benedetto del fu Stefano da Rubbiano, tutti uomini liberi secondo la legge romana, donarono i loro beni al vescovo Ingone e alla Chiesa di S. Geminiano di Modena con atto del notaio Oddone redatto nella Pieve di S. Maria in Rubbiano. Questi beni erano situati nel plebanato, o territorio, di Rubbiano ed in particolare in Casanova, La Rupina, Valcasera, Monte Maiore, Monte Modivo, La Valle di Guinodo, Costrignano e Boccassuolo.

 

La Pieve dei Monti

La Pieve dei Monti, istituita nel XII secolo, aveva giurisdizione su sette chiese: S. Simone di Costrignano, S. Margherita di Costrignano, S. Martino di Susano, S. Stefano di Palagano, S. Apollinare di Boccassuolo sottratte alla Pieve di Rubbiano; S. Vitale dei Monti e S. Pietro di Morano sottratte alla Pieve di Polinago. Restarono alla Pieve di Rubbiano sulla destra del Dragone solo tre chiese: S. Lorenzo di Palagano, S. Giovanni Evangelista di Palagano e S. Geminiano di Savoniero.