Via Crucis Vivente di Frassinoro |
La storia |
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Ricostruire una vicenda, una storia, passare a setaccio la memoria per ricordare, per ridefinire entro contorni certi, ma poco documentati, le linee di un percorso che si perde lontano nel tempo è operazione assai ardua, complessa, difficile e a volte lacunosa.
Il tempo che intercorre tra il 1800-1900 diviene il periodo determinante per il riordino e per la sicura identificazione della Via Crucis, nonchè per una quasi definitiva caratterizzazione con la successione dei "quadri".
E' certo che anche alla metà del XIX secolo la successione dei quadri non era perfettamente stabilita, in alcune edizioni compaiono solo alcune "stazioni". Si può essere certi che la Via Crucis raffigurata con i classici 14 quadri si avrà proprio alla fine dell'800. I più attivi nel coordinare questa iniziativa furono Emilio Giannasi (dei Lazzarin, genitore di padre Aldo) e Massimo Bernardi detto il Patriarca, assieme ad altri (di cui non si ricordano i nomi) che trovarono i consensi di tutti gli uomini di Frassinoro e Cà de' Giannasi. Da allora ai giorni nostri la successione sarà sempre rispettata. Le certe testimonianze raccolte oggi sono ancorate soprattutto ai racconti tramandati, a memoria d'uomo; esiste, a conferma, solo qualche raro documento scritto lasciato all'inizio dello scorso secolo.
Il più fedele manoscritto è una preziosa pagina di un vecchio diario scritto il lontano 13 aprile 1906 da don Francesco Bernardi, Arciprete di Frassinoro. Nel manoscritto don Bernardi scrive testualmente: "Processione di Cristo morto 1906. Fu in quest'anno la prima volta che io feci la solenne processione del Cristo morto la sera del Venerdì Santo che cadeva il 13 aprile 1906. La giornata era bella e si fecero i preparativi, come meglio si potè. Dopo fatta la funzione della mattina si preparò un suntuoso Catafalco cogli stemma della Passione dove venne collocato il Cristo morto e circondato da molti lumi.
Nel pomeriggio i fedeli si radunarono all'esercizio della Via Crucis e dopo si ritirarono alle loro case. Finalmente verso l'Ave Maria si lesse la coroncina e dopo di far la predica della Passione, fatta da me Arciprete, finalmente sfilò la Processione del Cristo morto solito a farsi ogni tre anni.
Quanto riuscisse bella non è possibile descrivere. Il borgo di Frassinoro era illuminato magnificamente, i Ponti e una parte di Cà de' Giannasi. Vi si vedevano di quanto in quanto rappresentate le stazioni della Via Crucis. Insomma era uno spettacolo. Se nonchè verso la fine della Processione il tempo si fece minaccioso e l'acqua venne a disturbare la Processione e si dovette tosto camminare alla meglio in Chiesa: tanto era il buio e la pioggia dirotta.
Però tutto si fece con buon ordine e senza che accadesse il minimo disordine: ciò serva come memoria ai posteri di quanta fede fosse ripieno questo popolo".
In queste suggestive e significative righe si trovano precisi elementi rituali che ancor oggi sono di attualità: la periodicità triennale e le difficoltà da sempre incontrate per la riuscita, generate soprattutto dalla inclemenza del tempo e dalla complessità degli allestimenti dei quadri.
Nel "diario" lasciato da don Francesco Bernardi una frase viene ripetuta per ben tre volte. L'Arciprete di Frassinoro definisce la Via Crucis come la "...processione del Cristo Morto".
Questo interessante passaggio dello scritto ci induce a considerare che, fino all'inizio dello scorso secolo, la locale manifestazione del Venerdì Santo era ancora, come nei tempi passati alla memoria, la solenne processione frassinorese fedele espressione religiosa della devozione al "Cristo Morto".
Questo particolare diviene fondamentale nella riscoperta di quelle che sono gli inizi della tradizione di fede cristiana tramandata ai frassinoresi fin dal lontano Medio Evo.
(Fonte: G. Tollari, "Pietra su pietra dagl'intimi ricordi" - Roma, 1994)
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