Monchio
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Monchio è citato per la prima volta nella dedizione al comune di Modena nel 1197, col nome di Montibus (monte), quando giurarono 33 capifamiglia.
Dipendente dal Comitato di Gomola (Gombola) nel 1398 venne ceduto ai Montecuccoli. Dal 1534 fu parte del feudo di Rancidoro fino al 1797.
Nel 1370 si ha notizia della presenza di almeno 4 torri: La Lama, de Ponzi, della Valle e del Monte.
Il centro abitato venne in gran parte distrutto durante l’eccidio del 18 marzo 1944 e attualmente non conserva elementi architettonici di particolare interesse storico.
Nel 1615 vi erano tre chiese: S. Giulia, S. Vitale e S. Maria. L’attuale chiesa di S. Maria Assunta venne completamente ricostruita nel 1909.
Nella zona di S. Giulia è stata rinvenuta una spada risalente all’età del Bronzo (1300-1500 a.C.) e la zona si configura come un interessante sito archeologico.
Casa-Torre del ‘500 tra le più imponenti ed artistiche della zona. L’edificio, di cinque piani, ha una copertura a quattro falde retta in gronda da beccatelli di arenaria poggianti sul cornicione. Nei piani sottostanti si notano finestre quadrate di arenaria fra cui una con stipiti ed architrave decorati da cornici rinascimentali. La stessa decorazione è sul portale d’accesso al primo piano.
Al centro dell’architrave stemma con elemento fitomorfo.
Il fienile mostra una sapiente disposizione dei mattoni a griglie decorative.
Chiesetta romanica (XIII secolo), recentemente restaurata, elevata su di un piccolo sperone roccioso. Il campaniletto a vela con doppio fornice fu aggiunto nel 1400.
Ad aula unica, a pianta rettangolare, senza abside, è costruita in blocchi di arenaria. Tratti dei muri perimetrali e gran parte della facciata, che mostra un portale con un arco monolitico, risalgono alla primitiva costruzione. Lungo il muro di fondo spicca una finestrella fortemente strombata. L’interno ha un soffitto a capriate scoperte.
Nel borgo si nota un edificio con architrave in pietra con data 1679 ed un altro con un bel portale architravato del ‘500 decorato con il simbolo del diamante e da una stella a 6 punte.
La Chiesa di S. Giulia dei Monti inizialmente dipese dalla Pieve di Rubbiano per passare poi, nel X secolo, alle dipendenze della nuova Pieve di Polinago
Verso la metà del XII secolo anche S. Giulia dei Monti venne elevata a Pieve (Plebs de Montibus) con giurisdizione su 7 sette chiese: S. Simone di Costrignano, S. Margherita di Costrignano, S. Martino di Susano, S. Stefano di Palagano, S. Apollinare di Boccassuolo (sottratte alla Pieve di Rubbiano) e S. Vitale dei Monti e S. Pietro di Morano (sottratte alla Pieve di Polinago).
Era "di stile romanico a sistema basilicale, divisa in tre piccole navate da colonne che reggono tre archi: aveva tre absidi e le travature del tetto scoperte. Nè le navi, nè gl’intercolunni hanno le medesime larghezze: la nave piccola di sinistra non misura che’ due metri, quella di destra m. 2,57 e la maggiore m. 3,70; la seconda arcata ha m. 2,75 mentre la terza ne ha 2,95". (Toschi)
Nel 1552 furono eseguite opere di riparazione dl vescovo Foscherari.
Nel 1643 quando i papalini tentarono l’invasione di queste terre le campane di S. Giulia, che potevano essere sentite molto lontano, diedero il primo allarme alla podesteria di Montefiorino.
Nel 1780 fu rifatta la facciata. Nel XIX secolo era affidata ad un eremita.
Durante il secondo conflitto mondiale venne distrutta e successivamente ricostruita quasi completamente tra il 1950 e il 1954. Dell’antica Pieve del XII secolo restano parti dei muri perimetrali e dell’abside, 3 capitelli e 2 basi di colonne.